Organo Concone 1767
L'organo realizzato dai fratelli Concone negli anni 1766-1767
Antonio ZAPPATA - Chiesa Parrocchiale di Fiano: storia, arte e immagini - dicembre 2008Tra le cose custodite nella nostra chiesa è forse la più preziosa.
Fu costruito nel 1766 dai fratelli Concone, Giovanni Battista e Francesco Maria, famosi organari torinesi e di casa Savoia, in base al contratto stipulato da “Pietro Casale, Gio’ Gindro, Gio’ Batta’ Perrotto, et il r° don Gius. Anto’ Moglio” [1] i quali assunsero anche l’impegno di far trasportare da e per Torino tutto il materiale occorrente ed a “somministrare la cibaria ad uno d’essi signori fra/lli Concone et uno laurante (lavorante) per lo spazio del tempo che s’impiegherà per mettere in opera sul posto d° (detto) organo”. [2] Gli esperti che l’hanno esaminato in più d’una occasione dicono che sarebbe uno strumento da riportare all’originale splendore, uno dei pochi gioielli conconiani ancora esistenti.
Nel tempo ha subito delle modifiche per adeguarlo alle esigenze della liturgia e renderlo idoneo all’esecuzione di composizioni musicali più evolute di quelle del 1700.
Però ben poco è stato tolto dell’originale.
Risultano invece ampliate la gamma dei registri e delle canne, sostituita la tastiera ed elettrificata l’alimentazione dei mantici. Tutte le canne metalliche, anche quelle di facciata, sono originali e fabbricate in “stagno di Inghilterra”.
Recentemente è stato oggetto di studio da parte di tecnici altamente qualificati e si spera in un non troppo lontano ricupero.
La descrizione di questo strumento, a cura di Luciano Fornero, direttore del Conservatorio “G. Verdi” di Torino e Ispettore onorario della Commissione tutela organi antichi del Piemonte - Soprintendenza Beni Artistici e storici, è apparsa in due pubblicazioni edite dalla Società Storica delle Valli di Lanzo: “Miscellanea di studi storici sulle Valli di Lanzo”, 1996; “Gli organi storici [3] delle Valli di Lanzo e della piana di Ciriè”, 1999.
Il prof. Fornero scrive nella premessa che “l’organo, in quei tempi, oltre a essere unica fonte musicale, era stimolo di cultura e socialità, basti pensare a “cori e cantorie” nate e prosperate intorno ad esso; l’organo era poi anche orgoglio di Parrocchie, sacrifici di Comunità, testimonianza di un passato di generazioni, coscienza di una vita di dignità, di impegno e di serietà”.
E noi non riusciamo nemmeno ad immaginare come i Fianesi - allora meno di settecento - abbiano potuto indebitarsi per la somma di L. 1.300 (tanto è costato lo strumento) da sborsare nel corso di un anno, pur di avere l’organo, la cui “cassa si fa inoltre notare per le preziose cornici dorate che delimitano le singole campate, e per le figure in rilievo di “Angeli musicanti” al centro. Capolavoro di una minuseria “Barocca” del suo tempo, ma ancor oggi in ottimo stato di conservazione”.
Almeno rallegriamoci la vista, perché “dispiace oggi - conclude il prof. Fornero - anche se effetto di tempi mutati, scoprire che alcuni di quegli strumenti sono ormai muti, inascoltati, polverosi, abbandonati”.