Don Giuseppe: la forza della discrezione
Il Risveglio - Giovedì 6 settembre 2012Don Giuseppe Sanguinetti se n'è andato in modo quasi improvviso e parrebbe che questa morte così discreta, il modo di congedarsi dal mondo terreno in punta dei piedi, abbiano rappresentato anche in questo doloroso passaggio il suo modo di essere, la sua spiccata predilezione per quella discrezionalità che deve accompagnare ogni momento del nostro vissuto di cristiani.
Questo suo pensiero costante non deve indurci tuttavia in equivoco poiché dietro a questa sua mitezza egli nascondeva un carattere che sapeva all'occorrenza manifestare in modo deciso e, davanti ai molti compromessi dai quali sono tentati i fedeli, egli sapeva bene essere determinato nel riaffermare i principi fondanti di una fede oggi sempre più esposta all'ondata crescente della secolarizzazione.
Era il 1968 quando un giovane parroco faceva il suo ingresso in Fiano e, noi, che eravamo ragazzini all'epoca, percepimmo immediatamente che la comunità avrebbe avuto un cambio di marcia, che si manifestò sotto forma di una maggior attenzione verso noi giovani, in un modo di porgersi che agli anatemi dal pulpito prediligeva le riflessioni garbate ma capaci di arrivare nella profondità dell'animo.
Sono passati 44 anni e Don Giuseppe ha continuato per tutto questo tempo a svolgere giorno dopo giorno il suo incarico di pastore di anime della sua piccola comunità. Mi è capitato in questi ultimi anni, non risiedendo più a Fiano, di sentire dall'esterno commenti elogiativi di questa comunità parrocchiale vista come una realtà particolarmente viva e palpitante anche da chi ha avuto modo di avere solo qualche fuggevole occasione di incontro con essa.
Nel sentire queste ultime considerazioni forse da lassù don Giuseppe arrossirà un po' imbarazzato di tutto ciò, ma poi come sempre si scioglierà in un sorriso di moderato orgoglio.
Giampiero Gabrieli